7° giorno da Torralba a Bosa Marina

sabato 5 giugno 2010
Partenza: 174.405km ore 8 00


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Risveglio abbastanza prestino, dobbiamo fare una lauta colazione, ci aspettiamo una giornata abbastanza impegnativa e vogliamo essere tra i primi al Complesso Nuragico di Santu Antina, non vorremmo trovarci in mezzo a comitive in pullman, generalmente chiassose, frettolose, disordinate e male assortite fra gente interessata e gente che ha solo fretta di raggiungere sempre la prossima meta, poi comincia a far caldo e la visita sarà per buona parte all'aria aperta sotto il sole. Facciamo troppo presto, anticipiamo tutti, poco male, abbiamo tutto il tempo di fare un bel pieno d'acqua alla fontanella che è sulla strada, proprio nei pressi della biglietteria. La sorte ci è però avversa, Rita si accorge quando siamo davanti alla biglietteria, di non avere gli occhiali per la lettura, panico, cerchiamo invano ovunque, poi, come sempre, concentrandosi e risalendo all'ultimo uso certo, il chiaro ricordo: quando, pronti alla partenza, si è approntata l'occorrente da consultare, s'era ricordata di qualcosa da controllare nel retro dell'auto e gli occhiali, posti in grembo, dovevano essere caduti. Così è, gli occhiali sono sotto al marciapiedi, adagiati su un letto di foglie secche. Rapido ritorno, biglietti (a testa € 3,00 + 0,50 per il depilante) saremo assistiti, compreso nel prezzo, da un giovane molto gentile e sufficientemente informato, si dedicherà solo a noi per tutta la parte coperta, che richiede una certa attenzione e sforzo fisico per le sue scalinate originali da monumento megalitico, appunto significa grandi pietre, non proprio a norma, assistiti però da comodi e funzionali passamano, inoltre i passaggi sono piuttosto bassi, i sardi già allora erano, e non secondo un luogo comune, salvo eccezioni, di bazza statura e l'angustia era anche un motivo difensivo. Resta un mistero l'abnorme altezza dei gradini, a azzardo l'ipotesi che i gradoni potessero avere tra l'uno e l'altro uno o due altri in legno o di pietre più piccole, di cui s'è persa ogni traccia, così da avere una scalinata con gradini più umani.
Tholos
 Occorre sapere che il santo di nome Antine, altri non è che Costantino I, così detto con una contrazione della lingua sarda, quindi, l'imperatore romano che, come la leggenda racconta, prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, vide nel cielo la croce accompagnata dalla scritta " in hoc signo vinces". Costantino non è considerato un santo dalla cristianità occidentale, con giusta ragione non essendo mai stato battezzato, se non in punto di morte, come riportato da una sola persona, un vescovo, suo consigliere, che aveva ben altre evidenti ragioni per raccontarlo. Il suo merito nei confronti del cristianesimo fu unicamente di riconoscerlo come religione accettabile e lo fece per puro ed illuminato opportunismo politico, dettato dalla costatazione della ormai massiccia presenza cristiana nella parte orientale dell'impero, la parte che a lui interessava, come la storia ci insegna. Questa venerazione in Sardegna è un evidente retaggio dell'influenza di Bisanzio, tant'è che a Sedilo anche un santuario è a lui dedicato ed è sede dell'Ardia, una delle feste più famose dell'isola. Il nuraghe, che ieri sera era apparso affascinante, ora appare in tutta la sua imponenza degli attuali 17,5 mt, i rimanenti dai suoi originali 22 o 24, ottenuti sovrapponendo massi ciclopici intagliati a forma di trapezio così da ottenere una opportuna pendenza esterna e uno spazio vuoto interno che ha forma di tholos, anzi la torre centrale è costituita, in questo caso, da tre tholos sovrapposti, seviti da una scala elicoidale che sale in una intercapedine ottenuta tra la parete esterna e l'interna. Questa torre è poi circondata da altre tre, più piccole, unite da mura con camminamenti, a formare un cortile interno fornito di due pozzi. Un vero e proprio possente castello, pressoché inespugnabile, di circa tremila anni fa. Tutt'intorno è riconoscibile un villaggio a capanne circolari con i loro focolari, forni e mulini, il tutto contenuto in un altro muro di cinta.
Ripartiamo a malinquore per continuare ciò che abbiamo lasciato ieri, la visita delle chiese romaniche, per questo raggiungiamo Borutta, nei suoi pressi si trova il più bell'esempio di Romanico Pisano in Sardegna: la Cattedrale di San Pietro in Sorres.
San Pietro in Sorres
L'armonioso esterno presenta le tipiche fasce bianche e nere, il ben il ben bilanciato interno a tre navate presenta colonne ed archi con la stessa colorazione. Alcune delle opere interne sono gotiche, tra cui il prestigioso pulpito in pietra. Notevole la policroma Madonna con Bambino.
Ci rituffiamo nella preistoria raggiungendo il territorio di Mores e ci troviamo tra manhir, domus de janas e dolmen; è infatti in questa zona il Dolmen sa Coveccada, che con i suoi 2,70 metri di altezza, le sue pietre laterali lunghe oltre 5 metri e quella sommitale di ben 27 quintali, facilmente si colloca per dimensioni al vertice dei dolmen mediterranei, noi stessi, che di dolmen, tra Francia in genere, Bretagna, Spagna, Portogallo e Salento, di dolmen ne abbiamo visti, rimaniamo straniti ed esterrefatti da tanta imponenza.
Sa Coveccada
Purtroppo non possiamo goderne appieno. L'eccezionale monumento si trova in stato di totale abbandono; la segnaletica è nulla, ci siamo arrivati fortunosamente seguendo la segnaletica dell'omonimo improbabile agriturismo, abbiamo dovuto aprire arbitrariamente due cancelli, fortunatamente senza lucchetti e, giuntivi, non ci siamo potuti avvicinare per fruirne appieno perché siamo stati accolti da due scodinzolanti cani da pastore che, ad un nostro accenno a scendere dall'auto, hanno cominciato a ringhiare con fare minaccioso. Abbiamo le foto che documentano quel che diciamo, del resto in quella di sopra si vede una cosa bianca sull'angolo sinistro, è una bottiglia di plastica. E' inutile parlare della nostra delusione, non ci era mai capitata una cosa simile.
Da qui raggiungiamo Bonorva, nel suo territorio visiteremo la Necropoli di Sant'Andrea Priu, risalente alla cultura Prenuragica di Ozieri del IV-III millennio a.C..
Necropoli di Sant'Andrea di Priu- Toro
E' costituita da varie Domus de Janas di notevoli dimensioni, tanto da essere state trasformate in chiese rupestri dai basiliani del periodo bizantino, lo tombe sono scavate in un massiccio di trachite rossa sormontata dalla statua di un toro in esso scolpito, domina la vallata ed appare possente pur essendo ormai senza testa. L'ingresso costa 3,50€ a testa, per noi, che proveniamo da Santu Antine c'è lo sconto di 50cts, essendo i monumenti nello stesso circuito. Siamo anche qui accompagnati e scortati da una guida personale, prodiga di preziose informazioni.
Non ci resta che andarci a trovare un posto per la notte, lo individuiamo in Bosa Marina in un parcheggio sul lungomare con un evidente divieto di sosta per camper, quindi non per noi. Siamo in compagnia di una coppia di anziani francesi con un camper di notevoli dimensioni.
il gigante e la bambina
Ceniamo di fronte ad un magnifico tramonto sul mare ed aspettiamo che ci venga sonno passeggiando sul lungomare abbastanza deserto, aspettiamo anche perché i giovani, che evidentemente usano il parcheggio come luogo di gioioso e chiassoso appuntamento, si disperdano raggiungendo i loro luoghi di divertimento, del resto è venerdì sera.

Contachilometri all'arrivo 174.562 ore 8 00
Chilometri percorsi 157

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