4° giorno da Castelsardo a Sorso Marina

mercoledì 2 giugno 2010
Partenza: 174.294 km ore: 9 00

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Castelsardo
 Risveglio a Castelsardo dopo una nottata tranquillissima, colazione abbondante, ci aspetta una giornata faticosa. Saliamo in macchina fino al magnifico sovrastante castello, non è ancora aperto e sinceramente i castelli, in genere, non ci interessano tanto, ridiscendiamo e parcheggiamo in zona vicina al centro storico e riaffrontiamo la salita per una strada panoramica sul magnifico Golfo dell'Asinara, raggiungiamo la romanica Cattedrale di Sant'Antonio Abate, preannunciata dall'imponente campanile aragonese. Qui si possono ammirare degli iberici retabli tra cui la Madonna tra gli Angeli Musicanti, opera del Maestro di Castelsardo ed un ricchissimo pulpito ligneo. Percorriamo le vie di questo borgo dove fanno bella mostra i famosi cestini qui intrecciati e lussureggianti esplosioni di piante in vaso, che adornano molte viuzze e cortili, raggiungiamo così Santa Maria delle Grazie, dove si conserva lu Cristu Nieddu, il Cristo Nero, principale attore della processione della Settimana Santa, che lo porta fino a Nostra Signora di Tergu, distante 8 chilometri, la visiteremo più tardi.
Discesi dalla rupe di Castelsardo, ritrovata la macchina, ritorniamo alla Roccia dell'Elefante per vederlo meglio. Ieri sera arrivava il buio e c'erano dei ragazzacci settentrionali, che dai fazzoletti, che portavano al collo e dall'età si potevano riconoscere per "graduati" dei boy-scout, che vi si stavano chiassosamente arrampicando, ed allora per evitare di intervenire redarguendoli come avrebbero meritato, non c'era nessuno che eventualmente ci avrebbe potuto dare manforte, avevamo desistito. Ci avviamo quindi per Sèdini, l'operazione è stata complicata dalla strada interrotta per la quale il navigatore continuava a guidarci, dall'assenza di segnaletica alternativa e da nessun locale presente, disposto a darci indicazioni. E' stato l'unico episodio occorsoci in cui abbiamo constatato poca ospitalità, in genere profusa, ma merita di essere menzionato. Gli unici due presenti, evidentemente del posto, erano due venditori di coltelli, uno non ci ha dato per niente retta, era impegnato in una laboriosissima vendita e l'altro, che stava senza far niente, ci ha risposto che non era lì per dare informazioni. Abbiamo deciso di arrivare a Sèdini passando prima da Tergu, dove ci attende la magnificamente leggiadra e amena Nostra Signora. E' una chiesa romanico-pisana in trachite rossa, ingentilita da colonnine, capitelli, archi, rosoni ed altri fregi in bianco calcare.
Nostra Signora di Tergu
 Andiamo verso Sèdini, la strada passa attraverso una enorme installazione di pale eoliche, piazzate in una foresta di sughere contorte e piegate dal vento, indubbiamente è una zona adatta a sfruttare questa forza della natura. Devo dire che, per quanto do' per scontato che gli impianti di energie rinnovabili siano da preferire a qualsiasi altro e che l'energia, volendo conservare questo nostro tenore di vita, è indispensabile, sono di gran lunga da preferire le pale eoliche a pannelli solari se non come coperture di edifici preesistenti. Durante il percorso facciamo 20€ di gasolio a 1,239 €/lt (16,15lt).
 A Sedìni vediamo una Domus de Janas abitata in pieno paese e, parecchio distante dall'abitato, in una valle rigogliosa di coltivi, la splendida San Pietro delle Immagini, una strana commistione di romanico pisano in trachite rossa e pietra bianca con inserti in calcare, che alternano archi romanici e gotici, purtroppo è chiusa. E' ora di pranzo ed approfittiamo del tranquillo ed ombreggiato piazzale.
San Pietro delle Immagini
 Qui incontriamo dei carabinieri, uno in particolare è prodigo di suggerimenti ed informazioni, apprendiamo così dell'esistenza a Martis di una foresta pietrificata, che risulterà molto interessante; è la prima che vediamo e grazie alla vista di questi tronchi, finalmente, ci riusciamo a spiegare delle strane formazioni viste in fondo al mare dalle parti di San Pietro in Bevagna nel Salento Tarantino, mai menzionati da nessuno, e degli strani sassi cilindrici con un foro, che li attraversa tutti nel senso della lunghezza, raccolti in fondo alla Gravina del Triglio in prossimità di Statte (TA). Il luogo è molto interessante ma molto mal tenuto, non c'è nessuno che dia una spiegazione, nessun cartello esplicativo o che indichi i tronchi sparsi per un spazio notevole. Quando vedo queste situazioni e, devo dire, spesso e volentieri, purtroppo, non posso non pensare a quante "sole", profumatamente pagate ed immeritatamente strombazzate e pubblicizzate abbiamo trovato in giro per il mondo.
Tronchi pietrificati
Da qui raggiungiamo il camping Li Nibari a Sorso Marina con sito http://www.campinglinibari.com/ e indirizzo e-mail campinglinibari@campinglinibari.com, dove ceniamo, dormiamo e facciamo tutti i lavaggi del caso.

Arrivo: 174.312km ore 20 00
Percorso 18km

5° giorno da Sorso Marina a Stintino

giovedì 3 giugno 2010
Partenza: 174.312km ora 12 30

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Risveglio nel buon campeggio Li Nibari, è ben ombreggiato ma arieggiato, essendo in una pineta sufficientemente alta, ha buoni servizi con docce soddisfacenti al costo di 0,50€ e, tutto sommato, relativamente economico. Potrebbe limare ancora sul prezzo se questo non comprendesse la corrente elettrica, la piscina e l'animazione, le paghino chi se ne serve. Il costo è stato di 17,00 + 2,00€ di docce.
Lasciamo il campeggio verso mezzogiorno, diretti a Porto Torres, dove arriviamo costeggiando il mare e passando dalla chiesetta di San Gavino a Mare, raggiungiamo con relativa facilità la Basilica di San Gavino. Purtroppo, data l'ora è già chiusa e non ci resta che darle una occhiata alla luce del circa mezzogiorno ed avviarci alla seconda meta importante di Porto Torres, l'abbozzo, direi, di proto-piramide di Monte d'Accoddi.
Porto Torres - Basilica di San Gavino

 Nell'ombreggiato parcheggio di questo monumento, stranissimamente ad ingresso gratuito, provvediamo a cucinarci due spaghetti e dopo un riposino sulle pronte spiaggine, ci avviamo alla interessantissima visita di questo che è l'unico ziqqurath d'Europa, giusto per capirci è quello che si definisce la super famosa ed osannata Torre di Babele e somiglia tanto alle piramidi sudamericane, quelle della pubblicità della Fanta, per intenderci. Per l'ingresso a questo straordinario ed unico monumento non occorre che la firma su un registro, peraltro richiestaci con estrema gentilezza e cortesia  da un ossequioso guardiano, il locale dove veniamo invitati ad entrare per la firma ha annesso una sala dove con cartelloni, disegni e modellini viene ben spiegato quanto serve alla comprensione del sito, il locale è anche fornito di pulitissime toilette, molto apprezzate da viaggiatori come noi.
Porto Torres - Ziqqurath di Monte d'Accoddi
 Visitato questo torniamo alla vicinissima Porto Torres e alla Basilica di San Gavino, strana chiesa romanica, lunghissima con due absidi alle estremità ed ingressi solo solo laterali, anche quello importante, che in tutti i templi è sempre sulla facciata del lato corto. Se ne capisce di più quando si apprende che i suoi 58,4 metri di lunghezza sono dovuti all'unione di due chiese, quasi gemelle che si fronteggiavano. Interno con colonnato da spoglio di templi della Turris romana e due cripte sovrapposte contenenti altri reperti romani, tra cui dei pregevoli sarcofagi.
Porto Torres - Basilica di San Gavino
Siamo poco distanti da Stintino ed abbiamo  una gran voglia di vedere il tramonto da Capo Falcone, alziamo il passo ed in breve ci siamo, grande è la delusione quando la strada che, evidentemente, dovrebbe portarci là, finisce contro una sbarra chiusa da un lucchetto; non convinti cerchiamo un'altra improbabile strada e ci rendiamo presto conto che non esiste. Chiediamo informazioni ed apprendiamo che questo luogo, di indubbio fascino geografico e paesaggistico, è stato preda della speculazione edile degli anni sessanta, i rapaci Moratti si sono pappati il Falcone, costruendo una miriade di ville e villone sul promontorio che comprende il capo, costituendo un villaggio, che ha privatizzato tutto, anche la strada. Ci dicono che, se proprio ci teniamo, possiamo, come tanti, scavalcare la sbarra, non ci sarà nessuno ad impedircelo, tanto il villaggio è ormai in rovina. Angelo Moratti, ci dicono alcuni abitanti del luogo, si servì di queste ville per pagare i premi partita ai giocatori, fare regalie e ottenere favori, poi queste ville sono passate di proprietà di industrialotti lombardi, ora quasi tutti falliti e bancorottieri, queste ville pertanto sono oggetto di pignoramenti e sequestri. Noi chiaramente con l'amaro in bocca ci siamo rifiutati di violare la proprietà privata anche se qui di privato c'è solo il nostro diritto di usufruire di un bene che non potrebbe che essere liberamente usufruibile da tutti in quanto sicuramente demaniale data la vicinanza al mare.

Stintino - Isolotto della Pelosa davanti all'Asinara
Passeremo la notte nel tranquillo Parcheggio della Pelosa in compagnia di due simpatici bretoni di St. Malò, entusiasti di conoscere due italiani che conoscono bene la lo terra da svariati decenni, non ne devono aver conosciuti molti. Noi ci siamo stati l'ultima volta nell'85 ed abbiamo visitato particolarmente i monumenti megalitici, veramente notevoli, di quella terra. Anche qui in Sardegna andremo alla loro ricerca.


Arrivo: 174.350km ore 20 00
Percorso: 38km

Percorso stradale 03 da Srintino a Barumini


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Durata del percorso 5 giorni Chilometri previsti: 347 totali
1° giorno - il 6° del viaggio con arrivo a Torralba = 136,5km
2° giorno - il 7° del viaggio con arrivo a Bosa = 57,7km
3° giorno - l'8° del viaggio con sosta a Bosa = 43,5km
4° giorno - il 9° del viaggio con arrivo a s'Archittu = 78,6km
5° giorno - il 10° del viaggio con arrivo a Barumini = _____km


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Dolmen di Sa Coveccada - Pare sia il più grande del Mediterraneo

6° giorno da Stintino a Torralba

venerdì 4 giugno 2010
Partenza: 174.350km ore 8 30


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Risveglio dopo una tranquilla nottata, i francesi del camper accanto dormono ancora e decidiamo di partire senza svegliarli, Sassari ci aspetta. Troviamo una stazione di servizio con un ottimo prezzo, 1,19€/lt e facciamo un bel pieno di 50, 00€ (41,77lt). In Sardegna i caburanti costano più che nel continente.
Sassari - Santa Maria di Bethlem
A Sassari troviamo subito un comodo parcheggio, lasceremo qui la macchina ed andremo in giro a piedi, siamo nei pressi di Santa Maria di Betlem, chiesa dalla facciata romanica, gotica in alcune parti interne ma, fondamentalmente, molto rimaneggiata in epoca barocca. In questa chiesa sono depositati i Gremi dei vari artigiani, che vengono portati in processione.
Da qui raggiungiamo il centro storico dove visitiamo il duomo dedicato a San Nicola di Bari. L'edificio è notevole, di impianto romanico antico, presenta alcuni archi gotici ed ha una facciata barocca riccamente arricchita da bassorilievi, ricavati nella duttile arenaria di cui è costruita. All'uscita incontriamo un gruppo di tedeschi, li seguiamo come facciamo spesso, abbiamo scoperto che questo metodo funziona per scoprire cose piuttosto particolari che spesso non abbiamo trovato nelle nostre guide, nascosta in un cortile, di fianco al duomo, la chiesa di San Giacomo di Compostela, che conserva un notevole retablo dorato, che accoglie un ligneo Crocifisso Barocco di ottima fattura. Anche questa volta i tedeschi hanno avuto una buona mira, non avevamo mai trovato in Italia una chiesa dedicata a questo santo, oggetto di un particolare culto in Spagna anche con l'altro suo nome di Matamoro, cioè, sterminatore di mori, una strana prerogativa per un santo.
Sassari - Duomo di San Nicola di Bari
Sassari - San Giacomo di Compostela

 Raggiungiamo l'altro monumento di Sassari, la Fontana del Rossello, è il simbolo della città. Ha subito notevoli rimaneggiamenti, da monumento duecentesco è stato trasformato nel '600 in un monumento marmoreo neoclassico, recante alla sommità una statuina equestre di San Gavino.
Sassari - Fontana del Rossello
 E' ormai giunta l'ora di pranzo e la giornata è piuttosto calda, decidiamo di approfittare del fresco dell'aria condizionata del centro commerciale SISA, che ha anche delle pulitissime toilettes ed è posto in zona centrale nei pressi di Santa Maria di Betlem, pranziamo con un buon pollo alla brace e patatine al forno da un Paolino, il mago dello spiedo a legna, 8,50€ ben spesi. Usciti iniziamo un itinerario che ci porterà a vedere i più interessanti dei monumenti romanico-pisani della Sardegna
Basilica della Santissima Trinità di Saccargia
 La SS131 ci porta dritti dritti alla Basilica della Santissima Trinità di Saccargia, non si può non vederla, con i 40 mt del suo massiccio campanile e le sue strisce di basalto chiare e scure si staglia nella valle, la facciata policroma, adorna di eleganti colonne sormontate da capitelli medievali ricchi di draghi e vacche maculate, sa' baccarza in lingua sarda, da qui la denominazione del tempio. L'ingresso è a pagamento (2,00€). L'interno, in un'unica navata, termina in un'abside affrescata con un Cristo in mandorla di epoca romanica; pregevoli anche le due madonne lignee, una sola con bambino, all'esterno si notano i resti del chiostro del monastero camaldolese, a cui questa chiesa apparteneva, voluto dal Giudicato di Torres.
Ardara - Basilica di Santa Maria del Regno
Continuando la strada verso Olbia, raggiungiamo Ardara, che domina la Piana del Logudoro e che fu capitale del Giudicato di Torres, dopo Torres, l'attuale Porto Torres, e prima di Sassari e che, nella Basilica di Santa Maria del Regno, ospitò le nozze di Enzo, figlio naturale di Federico II di Svevia, con la Giudichessa di Torres, Adelasia.
La basilica appare alquanto tetra per la nera pietra lavica con cui è completamente costruita sia all'esterno che all'interno, che ha tre navate con esagerate colonne circolari; qui sono conservati due splendidi retabli, che adornano il fondo dell'abside r la cappella centrale e che coronano l'uno una Madonna con Bambino e l'altro una Pietà. Alquanto singolare ed originale la piccola meridiana posta sul sagrato, con i suoi cerchi concentrici e la raggiera di linee, segna l'ora ed il mese o per meglio dire la distanza dal solstizio e dall'equinozio.
Attraverso la fertilissima Piana di Logudoro, la fertilità fu l'origine, prima, di una fiorentissima civiltà nuragica e tantissimi splendidi nuraghe, che la costellano, sono lì a testimoniarlo, e poi di tante ricche chiese del periodo romanico. Raggiungiamo la Cattedrale di Sant'Antioco di Bisarcio, posta su un piccolo colle, che la fa risaltare già dalla strada, con il mozzicone di un campanile, che doveva essere stato dominante.
Cattedrale di Sant'antioco di Bisarcio
L'aspetto odierno, ameno ma imponente, lascia intuire un glorioso passato di cattedrale ed una storia di crolli, ripensamenti e rifacimenti, con varie sfumature di stili, che si accavallano armoniosamente. Guardiani e giuda sono un giovane riservato ed una una signora intraprendente, che, quando vede dalla provenienza barese, che apponiamo sul registro dei visitatori, unico onere per l'interessantissima visita guidata, manifesta la sua simpatia per Carofiglio, il giudice-scrittore, definendoci "provenienti dalla patria di Carofiglio"; le facciamo notare, che in questo periodo, che definiremmo storico per la nostra regione, possiamo vantare un altro glorioso quasi concittadino in Nichi Vendola, questi suscita ancora più entusiasmo nei due, che si dichiarano suoi convintissimi ed affezionatissimi sostenitori.
Nostra Signora di Castro
Ad un'altra ventina di chilometri c'è un'altra chiesa romanica a navata unica Nostra Signora di Castro da cui si gode anche una bella vista sul lago artificiale di Coghinas, formato da uno sbarramento sull'omonimo fiume, e sulla Piana del Logudoro, qui troviamo, ancora efficiente, un fenomeno di pellegrinaggio religioso, diffuso, un tempo, in tutta la cristianità ed ora presente e fiorente, per quel che ci risulta, solo in Sardegna, le cumbessias o muristenes, sono dei villaggi di casette, che contornano chiese e santuari campestri e che ospitano i fedeli in occasione dei festeggiamenti, ne troveremo molte altre e di dimensioni anche molto maggiori.
Torralba - Reggia Nuragica di Santu Antine
Ormai è tardi e non ci resta che raggiungere Torralba nei cui pressi c'è la Reggia Nuragica di Santu Antine, uno dei complessi nuragici più importanti dell'intera isola, riusiamo a vederlo e fotografarlo al tramonto. Il fascino dell'atmosfera è indescrivibile, a quest'ora non c'è assolutamente nessuno, ci siamo noi e lui, il Nuraghe, è lì da oltre tremila anni. Per festeggiare ci facciamo una ricca spaghettata al suo cospetto. Domani mattina dobbiamo essere tra i primi alla visita, per questo andiamo a dormire nel centro del paese, vicino ad una piazza con villetta. Gioiosi ragazzi con le loro allegre ma educatamente moderate, allegre voci ci fanno compagnia fino a notte inoltrata.

Arrivo: 174.405km ore 19 30
Percorso: 55km


7° giorno da Torralba a Bosa Marina

sabato 5 giugno 2010
Partenza: 174.405km ore 8 00


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Risveglio abbastanza prestino, dobbiamo fare una lauta colazione, ci aspettiamo una giornata abbastanza impegnativa e vogliamo essere tra i primi al Complesso Nuragico di Santu Antina, non vorremmo trovarci in mezzo a comitive in pullman, generalmente chiassose, frettolose, disordinate e male assortite fra gente interessata e gente che ha solo fretta di raggiungere sempre la prossima meta, poi comincia a far caldo e la visita sarà per buona parte all'aria aperta sotto il sole. Facciamo troppo presto, anticipiamo tutti, poco male, abbiamo tutto il tempo di fare un bel pieno d'acqua alla fontanella che è sulla strada, proprio nei pressi della biglietteria. La sorte ci è però avversa, Rita si accorge quando siamo davanti alla biglietteria, di non avere gli occhiali per la lettura, panico, cerchiamo invano ovunque, poi, come sempre, concentrandosi e risalendo all'ultimo uso certo, il chiaro ricordo: quando, pronti alla partenza, si è approntata l'occorrente da consultare, s'era ricordata di qualcosa da controllare nel retro dell'auto e gli occhiali, posti in grembo, dovevano essere caduti. Così è, gli occhiali sono sotto al marciapiedi, adagiati su un letto di foglie secche. Rapido ritorno, biglietti (a testa € 3,00 + 0,50 per il depilante) saremo assistiti, compreso nel prezzo, da un giovane molto gentile e sufficientemente informato, si dedicherà solo a noi per tutta la parte coperta, che richiede una certa attenzione e sforzo fisico per le sue scalinate originali da monumento megalitico, appunto significa grandi pietre, non proprio a norma, assistiti però da comodi e funzionali passamano, inoltre i passaggi sono piuttosto bassi, i sardi già allora erano, e non secondo un luogo comune, salvo eccezioni, di bazza statura e l'angustia era anche un motivo difensivo. Resta un mistero l'abnorme altezza dei gradini, a azzardo l'ipotesi che i gradoni potessero avere tra l'uno e l'altro uno o due altri in legno o di pietre più piccole, di cui s'è persa ogni traccia, così da avere una scalinata con gradini più umani.
Tholos
 Occorre sapere che il santo di nome Antine, altri non è che Costantino I, così detto con una contrazione della lingua sarda, quindi, l'imperatore romano che, come la leggenda racconta, prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, vide nel cielo la croce accompagnata dalla scritta " in hoc signo vinces". Costantino non è considerato un santo dalla cristianità occidentale, con giusta ragione non essendo mai stato battezzato, se non in punto di morte, come riportato da una sola persona, un vescovo, suo consigliere, che aveva ben altre evidenti ragioni per raccontarlo. Il suo merito nei confronti del cristianesimo fu unicamente di riconoscerlo come religione accettabile e lo fece per puro ed illuminato opportunismo politico, dettato dalla costatazione della ormai massiccia presenza cristiana nella parte orientale dell'impero, la parte che a lui interessava, come la storia ci insegna. Questa venerazione in Sardegna è un evidente retaggio dell'influenza di Bisanzio, tant'è che a Sedilo anche un santuario è a lui dedicato ed è sede dell'Ardia, una delle feste più famose dell'isola. Il nuraghe, che ieri sera era apparso affascinante, ora appare in tutta la sua imponenza degli attuali 17,5 mt, i rimanenti dai suoi originali 22 o 24, ottenuti sovrapponendo massi ciclopici intagliati a forma di trapezio così da ottenere una opportuna pendenza esterna e uno spazio vuoto interno che ha forma di tholos, anzi la torre centrale è costituita, in questo caso, da tre tholos sovrapposti, seviti da una scala elicoidale che sale in una intercapedine ottenuta tra la parete esterna e l'interna. Questa torre è poi circondata da altre tre, più piccole, unite da mura con camminamenti, a formare un cortile interno fornito di due pozzi. Un vero e proprio possente castello, pressoché inespugnabile, di circa tremila anni fa. Tutt'intorno è riconoscibile un villaggio a capanne circolari con i loro focolari, forni e mulini, il tutto contenuto in un altro muro di cinta.
Ripartiamo a malinquore per continuare ciò che abbiamo lasciato ieri, la visita delle chiese romaniche, per questo raggiungiamo Borutta, nei suoi pressi si trova il più bell'esempio di Romanico Pisano in Sardegna: la Cattedrale di San Pietro in Sorres.
San Pietro in Sorres
L'armonioso esterno presenta le tipiche fasce bianche e nere, il ben il ben bilanciato interno a tre navate presenta colonne ed archi con la stessa colorazione. Alcune delle opere interne sono gotiche, tra cui il prestigioso pulpito in pietra. Notevole la policroma Madonna con Bambino.
Ci rituffiamo nella preistoria raggiungendo il territorio di Mores e ci troviamo tra manhir, domus de janas e dolmen; è infatti in questa zona il Dolmen sa Coveccada, che con i suoi 2,70 metri di altezza, le sue pietre laterali lunghe oltre 5 metri e quella sommitale di ben 27 quintali, facilmente si colloca per dimensioni al vertice dei dolmen mediterranei, noi stessi, che di dolmen, tra Francia in genere, Bretagna, Spagna, Portogallo e Salento, di dolmen ne abbiamo visti, rimaniamo straniti ed esterrefatti da tanta imponenza.
Sa Coveccada
Purtroppo non possiamo goderne appieno. L'eccezionale monumento si trova in stato di totale abbandono; la segnaletica è nulla, ci siamo arrivati fortunosamente seguendo la segnaletica dell'omonimo improbabile agriturismo, abbiamo dovuto aprire arbitrariamente due cancelli, fortunatamente senza lucchetti e, giuntivi, non ci siamo potuti avvicinare per fruirne appieno perché siamo stati accolti da due scodinzolanti cani da pastore che, ad un nostro accenno a scendere dall'auto, hanno cominciato a ringhiare con fare minaccioso. Abbiamo le foto che documentano quel che diciamo, del resto in quella di sopra si vede una cosa bianca sull'angolo sinistro, è una bottiglia di plastica. E' inutile parlare della nostra delusione, non ci era mai capitata una cosa simile.
Da qui raggiungiamo Bonorva, nel suo territorio visiteremo la Necropoli di Sant'Andrea Priu, risalente alla cultura Prenuragica di Ozieri del IV-III millennio a.C..
Necropoli di Sant'Andrea di Priu- Toro
E' costituita da varie Domus de Janas di notevoli dimensioni, tanto da essere state trasformate in chiese rupestri dai basiliani del periodo bizantino, lo tombe sono scavate in un massiccio di trachite rossa sormontata dalla statua di un toro in esso scolpito, domina la vallata ed appare possente pur essendo ormai senza testa. L'ingresso costa 3,50€ a testa, per noi, che proveniamo da Santu Antine c'è lo sconto di 50cts, essendo i monumenti nello stesso circuito. Siamo anche qui accompagnati e scortati da una guida personale, prodiga di preziose informazioni.
Non ci resta che andarci a trovare un posto per la notte, lo individuiamo in Bosa Marina in un parcheggio sul lungomare con un evidente divieto di sosta per camper, quindi non per noi. Siamo in compagnia di una coppia di anziani francesi con un camper di notevoli dimensioni.
il gigante e la bambina
Ceniamo di fronte ad un magnifico tramonto sul mare ed aspettiamo che ci venga sonno passeggiando sul lungomare abbastanza deserto, aspettiamo anche perché i giovani, che evidentemente usano il parcheggio come luogo di gioioso e chiassoso appuntamento, si disperdano raggiungendo i loro luoghi di divertimento, del resto è venerdì sera.

Contachilometri all'arrivo 174.562 ore 8 00
Chilometri percorsi 157

8° giorno Sosta a Marina di Bosa

domenica 6 giugno 2010
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Ieri sera avremmo dovuto cercare un luogo di sosta, occorre riposare, lavare e lavarsi, in zona dovrebbero esserci due Aree Attrazzate (AA) con tutto l'occorrente, era tardi, ne abbiamo vista solo una ed abbiamo rimandato a questa mattina l'approfondimento della ricerca. Abbiamo così risparmiato anche il costo di un pernottamento, del resto inutile. Percorrendo la strada in direzione di Alghero, troviamo anche l'altra AA di Torre Argentina in località Tentizzos, ci è più simpatica, ci appare molto meno pretenziosa, il classico Campeggio libero a pagamento, i nostri preferiti, siamo degli inguaribili romantici, amioamo quelle atmostere anni '50/60. La costa è splendida, se si eccettua uno spicchietto in cui si intravede Bosa Marina, lo sguardo può ruotare di 360° senza incontrare strutture umane fisse se non quelle molto precarie dell'AA, c'è solo l'imbarazzo della scelta per il posto dove sostare e l'incertezza su a chi su a chi rivolgersi, l'area è talmente vasta e piacevolmente sconsolata da darti l'angoscia, finalmente arriva qualcuno che si limita ad annotarsi la targa e poi ci lascia nell'anarchia più assoluta, l'unico punto di riferimento è l'area di carico e scarico dei WC, un buco nel terreno, che si spera corrisponda ad una cisterna ben impermeabilizzata, c'è anche un tubo a vista, che finisce in un rubinetto e l'opportuno tubo di gomma; c'è poi una costruzione in legno e qualcos'altro molto mimetizzata in una vegetazione improbabilmente autoctona, scopriremo poi essere il bar, il ristorante e i bagni, costituiti da due ampie stanze fornite di tutto l'occorrente, messo insieme in maniera molto approssimativa. Definirei il tutto un paradiso da bassa stagione, per l'alta avrei dei dubbi. E' il posto per noi! 
 Adeguandoci alle circostanze approntiamo lo stendipanni   con i bastoni, un po' di corda e pietre, che non mancano. Mentre Rita fa un il bucato io vado a procacciare il cibo. Ispeziono gli scogli alla ricerca di qualcosa di commestibile, li trovo ricoperti letteralmente di Patelle ed in giro è pieno di lumachine di mare. Non ho perso tempo in altre ricerche, ho sentito già l'odore di quel che ne sarebbe venuto fuori. Per i dettagli vi linko la ricetta del nostro blog di cucina: Linguine con Cozze Patelle e Lumachine innaffiate da un freschissimo Nuragus di Cagliari. Il resto della giornata è trascorso annoiandoci e ci ha fatto tanto piacere farlo.





9° giorno - da Marina di Bosa a s'Archittu


lunedì 7 giugno 2010
Partenza: 174.570km ore 9 30


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Questa mattina si parte e siccome abbiamo un programma impegnativo, per non perder tempo, abbiamo provveduto a saldare il conto ieri sera (11,00€ avendo pagato come auto, sarebbero stati 15,00€ per il camper, abbiamo inoltre speso 4,00€ per l'uso del bagno e docce calde, comodissime ed a nostro piacimento), meno male, altrimenti saremmo partiti oltre un'ora più tardi, quando finalmente sono arrivati gli addetti, come abbiamo poi appurato, incontrando più tardi chi ha pagato al mattino.
Abbiamo subito visitato Bosa, interessante cittadina dal glorioso passato ad ere alterne; si sviluppa su un porto canale, costituito dal fiume Temo, sulle cui rive si notano le costruzioni modulari di sas Concas, le concerie, favorite dall'abbondanza d'acqua, ormai dismesse ed in parte riutilizzate in vari modi, apparentemente, anche abitativi. Notevole il Castello di Serravalle e la romanica Cattedrale di San Pietro.
Bosa Marina - Lungotemo - sas Concas
 Lasciata Bosa Marina, andiamo verso l'interno, raggiungere ilNuraghe Losa e Paulilatino; per strada ci imbattiamo in Tinnura, un piccolo centro, che ci rapisce per le sue coloratissime e coloritissime originali fontane ed i murales, generalmente raffiguranti eventi di vita reale a dimensioni reali, che traggono in inganno, ad un certo punto non si capisce qual'è la realtà e quale la pittura.

Tinnura - Fontana

Tinnura - Murales

     
Flussìo - Cestini in Asfotelo
 Quasi senza soluzione di continuità si raggiunge un altro paesino, Flussìo, patria di particolari cestini, realizzati con foglie di Asfotelo diversamente trattati. Ne acquistiamo uno, quello posto in alto a sinistra della foto per 15,00€, ora è sul nostro terrazzo, le mollette per stendere i panni hanno finalmente trovato una collocazione stabile. 
Siamo nella zona di Macomer ma non riusciamo a trovare i Bétili di Tamuli, incontriamo invece due Tombe dei Giganti a su Pranu, nei pressi di Abbasanta, sono molto in rovina, senza cura e con scarsissima segnaletica, solo la nostra "tigna" nel cercare le cose che ci interessano particolarmente ci consente di trovarle.
Tomba dei Giganti in rovina a su Pranu
Nuraghe Losa - Tholos
Siamo in breve al Nuraghe Losa, è costituito 
da una torre centrale a tholos, circondata da altre tre più piccole, che, a differenza di Santu Antine, non sono collegati a formare un cortile interno scoperto ma da camminamenti coperti. Anche questo ha tutt'intorno un villaggio, le cui abitazioni esterne sono collegate da muraglioni a costituire una unica struttura superbamente fortificate, che chiaramente aveva dominato i dintorni, costituendo un forte deterrente contro invasori, sicuramente intimoriti da tale possanza.

Raggiungiamo Paulilatino, che annovera nel suo territorio una infinità di vestigia di diverse epoche, ovviamente la fa da padrona l'epoca nuragica e dintorni con un Nuraghe Monotorre, Menihir, un villaggio con una interessantissima e ben conservata area riunioni, fornita di opportuni sedili, c'è anche una capanna, lunga 14 metri e perfettamente conservata, come anche il Pozzo Sacro di Santa Cristina con una scalinata eccessivamente restaurata per consentire la discesa sicura ma un magnifico foro per la presa d'aria e luce. Tutta l'area ha subito una pesante influenza di cristianizzazione, è infatti sede di varie feste campestri, testimoniate dalle notevoli cumbessias

Pozzo Sacro presa di luce e aria
Paulilatino - Nuraghe Monotorre
Menihr

La giornata volge al termine, siamo diretti a s'Archittu è nostra intenzione ammirare l'arco naturale nella falesia al tramonto ed all'alba, dovremo quindi trovare li il posto per dormire. La strada ci porta a passare per Santa Caterina di Pittinuri, la guida ci dice che nel prato antistante la chiesa sono stati sistemati dei bétili appena restaurati. Non vogliamo perderceli e li cerchiamo, facile arrivare alla chiesa, difficilissimo è individuare i monumenti preistorici di immenso interesse, persi, come sono, tra la vegetazione selvaggia, che invade lo spiazzo antistante la chiesa. Non capisco il perché di tale sistemazione se poi devono subire una tal sorte; immagino che sia responsabilità del parroco che, a prescindere dalla loro presenza, dovrebbe preoccuparsi di tenere pulito tale spazio ed invece non se ne occupa, malgrado la loro presenza. Purtroppo è una ulteriore constatazione della incompetenza di tanti che vengono omaggiati di opere d'arte e non le tengono in debito conto. Questo è probabilmente retaggio della avversione che la chiesa ha dovuto esercitare nei confronti di simili monumenti, non sono molti decenni che simili presenze sono state avversate, continuando a rimanere oggetto di venerazioni e manifestazioni fra il religione e superstizione, quando la chiesa non riusciva ad averne ragione, ricorreva a mortificanti e stravolgenti interventi di cristianizzazione forzata, scolpendovi croci, scavandovi nicchie in cui porre altri simulacri, questa volta cristiani.
A s'Archittu ritroviamo una simpatica coppia di comaschi, che avevamo lasciato all'area attrezzata di Bosa Marina, lui un militare in pensione con due baffoni autoritari, la signora, una donnina dolce e paziente e due cani di cui la femmina aveva addirittura 19 anni. Sono stati loro a raccontarci che gli addetti dell'AA erano arrivati verso le 11. Ci parcheggiamo in una tranquillissima piazzetta in fondo al paese, ultimo parcheggio per chi vuol vedere il famoso arco al cospetto del quale aspettiamo il tramonto. Dopo cena andremo a gustare dei Cantuccini con Vinsanto dai vicini e faremo tardi tra racconti di viaggi ed avventure.

Arrivo: 174.720km ore 19 00
Percorsi: 150km


10° giorno - da s'Archittu a Barumini

martedì 8 giugno 2010
Partenza: 174.720km ore 8 30


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Prima dell'alba sono già appostato per fotografare l'arco con le prime luci. Credo proprio ne sia valsa la pena, lo spettacolo è stato meraviglioso e mi auguro di essere riuscito a renderlo, almeno in parte, nelle foto.
Partiamo subito, gli amici comaschi dormono ancora, per essere pronti a partire subito al mattino, li abbiamo già salutati ieri sera.
Abbiamo da fare il carico dell'acqua, sappiamo dove, ieri sera avevamo visto una fontana all'inizio del paese.





Fatta rapidamente la scorta d'acqua, partiamo in direzione di San Giovanni di Sinis una frazione di Cabras, posta all'inizio dell'istmo che porta a Capo San Marco. Qui c'è una chiesa paleocristiana addirittura del VI secolo, San Giovanni Battista, appunto, affascinante nella sua estrema sobrietà senza tempo.
Ci dirigiamo verso la magnifica Tharros, affacciata su un mare splendido. L'esposizione di questa città è meravigliosa, ad essa dovette la fortuna storica, durata vari secoli in cui fornì approdi sicuri con ogni tipo di mare; lascia trasparire dalle sue poche vestigia sopravvissute tutta la potenza e l'organizzazione urbanistica, che lascia esterrefatti se si pensa che è nata punica ed è stata rifondata dai romani nel 238 a. C.. Strabilianti il legibilissimo sistema fognario ed i luoghi di culto, evidenti ed esposti molto bene dagli addetti in loco.

Siamo in piena Penisola del Sinis, ci dirigiamo verso lo Stagno di Cabras sulle cui rive si affaccia San Salvatore di Sinis, piombiamo in piena atmosfera Far-West, riconosciamo infatti alcuni dei villaggi messicani dei Spaghetti-western. Non sono ricostruzioni, si tratta delle cumbessias, villaggi sorti attorno a santuari dove i devoti si trasferivano e trasferiscono in occasione delle ricorrenze, che comportano svariati giorni di permanenza, facendo così villeggiatura, fiere, conoscenze nuove, coltivando le vecchie e, si sa, erano queste anche occasioni di convivi con banchetti memorabili con cui si sancivano alleanze, promesse di matrimonio, ecc . . . I pellegrinaggi sono l'inizio dell'odierno turismo religioso. Il centro di tutta questa religiosità è un tempio ipogeo d'origine nuragica ove si veneravano le acque di profondità.
A Cabras pranziamo e visitiamo un piccolo ma interessante museo con reperti che spaziano in tutti i millenni della storia del territorio. Di Cabras non possiamo non nominare i Muggini, con la loro stupefacente Bottarga, di cui, ovviamente, abbiamo fatto scorta.


Un veloce passaggio da Oristano, giacché ci siamo, con visione di due diversi crocefissi, una delle nostre fissazioni. Uno, piuttosto comune, in Santa Maria Assunta e, l'altro, straziante nell'abbandono dell'agonia giunta ormai al termine, il Crocefisso di Nicodemo, posto in San Francesco è caposcuola del Crocifisso Gotico Doloroso di origine catalana.
Proprio sullo stagno c'è Santa Giusta con la sua splendida basilica in puro Romanico Sardo, posta in posizione dominante.
Ed ora verso l'interno, verso la storia antica sarda, verso la preistoria, ci attende Barumini con la sua Reggia Nuragica di Su Nuraxi e Palazzo Zapata. Vi giungiamo all'imbrunire, che fascino queste vecchissime pietre!


Al suo cospetto, nel buio pesto, ceniamo con una magnifica spaghettata alla bottarga e per l'occasione stappiamo una bottiglia di Vermentino. Dormiamo per la via, davanti alla Caserma dei Carabinieri; domani mattina vogliamo assolutamente essere tra i primi ad entrare nel complesso, non vogliamo nella maniera più assoluta che il caldo ci impedisca di vedere tutto, ma proprio tutto di Su Nuraxi, per Palazzo Zapata il problema non dovrebbe sussistere essendo tutto al coperto.

Arrivo: 174.865km ore 20 30
Percorso 145km

03 - Video da Stintino a Barumini

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